Il direttore Luigi Pruneti ci parla dell'Equinozio dalle pagine della nostra rivista:

 

Ecco, l’estate muore! Se ne va come ogni anno, di mala voglia, cercando di mascherare la propria agonia con giornate ancora calde e luminose, con spiagge sempre affollate e con quel desiderio di vacanza che sembra non volerci abbandonare. L’autunno, tuttavia, avanza discreto e inesorabile, incedendo “con lentezza indicibile” come vuole il suo carattere, contrassegnato dalla Bilancia, ove il Sole in caduta e Marte in esilio donano a Venere lo scettro. Segno complesso quello della Bilancia, come impone la stagione di esami e di crisi, di mattini luminosi e di sere avvolte dalla nebbia. Wirth l’associa all’ottava lama dei Tarocchi e alla lunare cheth che evoca l’inconscio e le regione profonde della psiche, recondite e fragili, estrose e travagliate. Per questo i mesi dolci e malinconici della vendemmia, i mesi della semina e degli ultimi raccolti accennano alla pulsione creatrice, alla capacità di cullarsi nel sogno per poi piantarlo nella terra – ora fertile, ora infertile – della realtà. Non a caso, nota Nicola Sementovsky-Kurilo, sotto il segno della Bilancia nacquero Beethoven e Verdi, Böcklin e Nietzsche [ . . . ]

Giovanni Battista Arnone espone una dotta esegesi del simbolismo legato al ciclope Polifemo :

 

Le vicende dell’episodio qui a lato del poema omerico sono a tutti note e questo è il quadro che Omero fa del gigante Polifemo. L’episodio e tutta l’Odissea sono ricchi di simboli e di significazioni. Già da questi pochi versi si denotano i simboli che il gigante rappresenta. Sono simboli al negativo, più che altro difetti: bruttezza (certamente non faccio riferimento solo a quella fisica), primordialità, irriverenza verso gli Dei (neppure Giove temono i ciclopi), forza e potenza che sfociano in una dichiarata superbia.
In questo Canto – il IX – si ha l’allegoria dell’eterna lotta tra la brutalità e l’intelligenza, tra la materia e lo spirito, tra Bene e Male. L’uomo accorto, paziente e astuto contrapposto alla possanza di Polifemo.
È inevitabile che l’astuzia trionfi sulla forza. La simbologia omerica nasce dalla stessa profondità umana del suo canto, dall’aver guardato a fondo la vita, dall’aver costruito, attraverso un’esperienza e una saggezza tramandata di generazione in generazione, dove la fantasia regna sempre sovrana. La drammaticità degli antichi miti determina ancora oggi significative figurazioni dense di fato
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Francesco Guida ci illustra magistralmente le vicende della mixité, ovvero dell'ingresso delle donne in Massoneria:

 

La postmodernità ha portato con sé lentamente – ma inarrestabilmente – l’ingresso delle donne in Loggia, segno ulteriore dell’emancipazione femminile, che dirocca uno degli ultimi bastioni di riserva maschile, visto sotto un profilo sociologico; maggiore maturità acquisita da una seria e proficua ricerca iniziatica, che aveva sinora rimosso o negato tale necessità, che si traduceva in una omissione di dovere che rendeva incompiuto il proprio cammino di perfezionamento. Non ci illudiamo: restano forti alcune resistenze dovute, da un lato, a motivazioni squisitamente politiche; dall’altro invece a discutibili interpretazioni della tradizione, sfornite di solide basi sia storiche che iniziatiche. Così si constata che chi proclama a gran voce l’inibizione della Tradizione, nascondendo la motivazione politica, è poi costretto ad adottare un surrogato d’oltreoceano. Credo che ormai attualmente l’esclusione delle donne sia diventata una debolezza, un arcaismo, una fissazione nevrotica. L’ingresso della donna in Loggia può avere attualmente una duplice direzione: la Loggia monogenere femminile o la Loggia mista [...]

Aldo Alessandro Mola, storico che non ha certo bisogno di presentazioni, ci narra con la consueta dovizia di particolari inediti la storia del generale Luigi Capello :

 

La storia d’Italia è zeppa di casi che meriterebbero di esser narrati da scrittori dalla penna forbita anziché da aridi cronisti. Tra i molti vi è la sorte dell’attuale Verbania. A Pallanza e ad Intra, ora fusi nel ridente comune del Lago Maggiore, nacquero Luigi Cadorna, Comandante Supremo dell’Esercito italiano nella Grande Guerra, e il suo più valente generale, Luigi Capello, comandante della II Armata. Non bastasse, Capello presiedette il congresso di Roma che nel novembre 1921 segnò il passaggio del fascismo da movimento a partito nazionale e quattro anni dopo venne condannato a trent’anni di reclusione per attentato alla vita del duce. Di Cadorna molto si è scritto nel Centenario della Prima guerra mondiale, scandito anche dalla ristampa delle sue opere fondamentali, La guerra alla fronte italiana e Caporetto. Risponde Cadorna, curato da suo nipote, Carlo. Capello, invece, rimane in un cono d’ombra. Motivo in più per ricordarlo anche per memoria del 10 agosto 1916, quando comandò il vittorioso ingresso degli italiani in Gorizia [...]

Pierpaola Meledandri ci illustra la storia e le vicende di una grandissima regina :

 

C'era una volta… l’antico Egitto, una striscia verde, esuberante di vita che si snodava lungo il corso del Nilo. Le sorti del Paese dipendevano dal grande fiume e dalle sue piene periodiche, alimentate dalle abbondanti piogge equatoriali. Quando Sothis appariva in cielo, il letto del Nilo diveniva insufficiente e il fiume straripava lentamente, senza provocare effetti traumatici. L’acqua invadeva la pianura circostante stagnando in conche e avvallamenti; canali e fossati, opportunamente scavati nel corso dei secoli, la portavano ancor più lontano e contribuivano a distribuirla uniformemente. Poi, altrettanto lentamente l’acqua si ritirava, lasciando un terriccio fangoso, scuro, contenete preziosi fertilizzanti: il limo. Pertanto si formava una lunga striscia ferace che gli Egizi chiamavano Kemet, terra nera; qui, grazie a semplici strumenti agricoli come l’aratro a graffio, la zappa e il bastone da scavo, era possibile ottenere notevoli raccolti di cereali, legumi, ortaggi, frutta. Inoltre, lungo il fiume, vi era un’esuberante vegetazione spontanea e semi spontanea di palme da datteri, tamarindi, papiri, acacie, l’avifauna era numerosa e le acque erano ricche di pesce, ciò consentiva alla numerosa popolazione di sconfiggere il più terribile dei nemici: la fame. Fu per siffatti motivi che Erodoto (484-430 a.C.), il noto storico greco, dopo aver soggiornato quattro mesi in Egitto, lo definì “dono del Nilo”.[...]