Giovanni Battista Arnone racconta Pitagora nella sua Magna Grecia :
[...] Con la realtà oggettiva del numero e con la sua messa in opera nella vita pratica, Pitagora ha dato alla “medicina”
una visione obbiettiva del corpo umano – fisiologia e ginnastica – togliendole tutto quell’alone di mistero e magia che aveva circondato l’essere umano fino ad allora. Il Numero meglio assai che
le strane parole e formule di tanti filosofi rappresenta la realtà delle attinenze tra causa ed effetto, come suprema e necessaria legge di connessione sia nella mente umana che nella Natura. Per
Pitagora con la parola numero s’intende un concetto di quantità: tante quantità minori formano la quantità maggiore e più complessa, che è appunto la materia. Ma il numero è anche ordine, armonia
e ritmo. È quindi l’armonia che regge e governa la composizione della materia, e perciò del creato, uomo compreso. [...]
Maria Concetta Nicolai ci conduce attraverso la simbologia della 'Tempesta' e della 'Hypnerotomachia' stampata da Aldo Manuzio:
Nessuno, se non qualche antiquario semiologo, oggi si ricorderebbe della
Hypnerotomachia Poliphili, singolare favola iniziatica ed erotica, se la sua edizione – licenziata a Venezia nell’officina di Aldo Manuzio il vecchio nel 1499 – non rappresentasse il più bel
incunabolo e l’esempio insuperato della più perfetta stampa tipografica mai realizzati.
L’opera pensata entro il raffinato Umanesimo filosofico patavino, scritta in volgare, ma infiorata di frequenti grecismi, latinismi e qualche declinazione vernacolare, e in cui le parti
descrittive soverchiano quelle narrative, raggiunge uno stile composito che ricorre a continui riferimenti letterari.
Divisa in due parti, nella prima narra il viaggio allegorico, di impianto aristotelico-scolastico con una traccia di neoplatonismo riguardo la conoscenza naturale della divinità, in cui Polifilo,
simbolo dell’uomo iniziato alla conoscenza sensitiva ed intellettiva, è guidato da Volontà e Ragione a realizzare il suo destino in tre stadi che costituiscono le tappe del cammino sapienziale:
quello ascetico, quello della gloria mondana ed infine quello amoroso nell’isola di Venere. [...]
Alessandra Francalacci affronta il gesto di Arpocrate :
[...] Questo mi ha dato lo spunto per riflettere sul nostro tacet, su quella
condizione di silenzio che da Apprendisti viviamo dopo l’ingresso nella famiglia massonica.
Il cammino latomistico del silenzio ne ha fatto un culto e un regola: non si può parlare finché non si è autorizzati a farlo e non si può parlare senza che la parola ci venga concessa. Perché è
così importante?
Il silenzio inquieta in un mondo, come quello attuale, sempre più pervaso da continui rumori, da fiumi di parole che scorrono senza sosta e che ci bombardano senza darci la possibilità di viverlo
in raccoglimento e riflessione, attitudini che producono la beatitudine e la gioia dell’anima.
È con il silenzio che si favorisce l’ascolto e, per ben ascoltare, occorre tacere. Ergo: Il silenzio è tacere per ascoltare. Perché i nostri orecchi possano percepire il silenzio, bisogna far
tacere l'irrequietezza e la turbolenza dei pensieri, bisogna far placare le vivaci pulsioni dell'anima, bisogna far acquietare il fastidioso rumore dei metalli della vita quotidiana, così come
accade nelle notti d'estate quando l’oscurità interrompe il continuo e instancabile frinire dei grilli e delle cicale. [...]
Andrea Jonathan Pagano ci narra della storia di Demonatte di Atene:
[...] “Certamente! Ho rifiutato l’iniziazione ai misteri Eleusini perché delle due
l’una: o i Misteri Eleusini sono malvagi ed empi per ciò che vi accade, ed in questo caso bisogna dirlo pubblicamente per evitare che questi macchino la vita dei non ancora iniziati, sia che
questi avessero intenzione libera o l'infausto capriccio di abbracciarli; ovvero i Misteri sono da ritenere un percorso kalos kai agathos, ed allora, quasi a maggior ragione, appare
opportuno adunare e cooptare il maggior numero di persone. In ogni caso, rendere edotto il popolo, operando una parresia, fa assolutamente parte del ruolo di filosofo”
[...]
Antonino Zarcone porta sulle pagine di Iside il curriculum del Fratello R.Corselli:
[...] È decorato anche delle seguenti onorificenze e medaglie: Medaglia Mauriziana al
Merito Militare dei dieci lustri di servizio; Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine della Corona d'Italia; Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine dei SS Maurizio e Lazzaro; Grand'Ufficiale dell'Ordine
Coloniale della Stella d'Italia; Commendatore dell'Ordine di Skanderberg; Medaglia Commemorativa Nazionale della Guerra 1915-18 con le fascette per gli anni di campagna 1915, 1916, 1917 e 1918;
Medaglia Inter-alleata della Vittoria; Medaglia a ricordo dell'Unità d'Italia; Medaglia Comm. “Libia”; 2^ Croce al Merito di Guerra; Croce d'Oro con Corona Reale per Anzianità di Servizio;
Medaglia Militare d'Argento al Merito di lungo comando di reparto [...]
Luigi Pruneti - nella seconda parte dell'articolo - ci narra delle leggende, miti e realtà intorno ai Templari:
Le numerose illazioni sui Templari e il Graal fecero sì che alla fine gli uni e
l’altro divennero l’esatto contrario di ciò che erano. Ai primi del Novecento, infatti, Jorg Von Liebenfels (1874-1954) e l’ex monaco cistercense Guido von List fondarono l’Ordine dei nuovi
Templari, un’associazione razzista, per la quale il Graal era la purezza ariana e lo scopo del gruppo era quello di costituire una grande Germania1. In seguito la conventicola confluì nella
Società di Thule che gettò le basi ideologiche del Nazionalsocialismo2.
Il neo-templarismo e le sue rutilanti mitologie, per un lungo periodo di tempo, circolarono solo in ambienti esoterici, sfiorando solo di sfuggita il grande pubblico. Le cose cambiarono nella
seconda metà del secolo scorso, quando il produttore televisivo della bbc Henry Lincoln, colpito dal romanzo di Gérard de Sède Le Trèsor maudit girò tre documentari sui misteri di
Rennes-le-Chateau e l’incredibile segreto celato nella cittadina del sud-ovest della Francia [...]