Un massone nella Shoah:
Questa è la storia emblematica quanto sconosciuta di un ebreo e massone italiano, Giacomo Piazza, che conobbe gli onori profani e massonici nella sua giovinezza, isolato e misconosciuto nella maturità, perseguitato e assassinato da anziano. Nato ad Ancona il 16 gennaio 1873 da una antica famiglia ebrea risalente al 1400, dopo la laurea in Giurisprudenza prestò nel 1895 il servizio di leva come Sottotenente di complemento nella “Brigata Casale” del xii Reggimento Fanteria di stanza a Cesena; però essendo figlio primogenito di madre vedova venne presto posto nella riserva e congedato2. Nel 1897 si trasferì a Roma, abitando con la moglie Amelia Coen nella centralissima piazza Aracoeli, ben radicandosi nella Comunità ebraica, nelle istituzioni pubbliche, essendo stato eletto prima Consigliere comunale e poi Deputato provinciale, nelle istituzioni forensi, avendo rivestito per due anni (1898-1900) il ruolo di vice-pretore onorario del v mandamento di Roma, e nella Massoneria del Grande Oriente di Palazzo Giustiniani, ove rivestì ruoli apicali [...]
Enzo Motta ci racconta a riguardo di questa branca di pensiero...
Ho sottotitolato questo mio scritto “Avventure del pensiero” in quanto questa espressione mi ha un po’ preso la mano costringendomi a una premessa tanto doverosa quanto “corposa”. In tanti anni di studi esoterici sono arrivato alla conclusione – peraltro largamente condivisa – che il Pensiero è la principale, se non l’unica, realtà all’interno della manifestazione che rende l’uomo partecipe del divino; è quello che permane oltre il tempo ma che comunque, pur se immateriale, lascia con le sue applicazioni sulla materia, tracce indelebili nella manifestazione. Un esempio eclatante è l’Alchimia che, nata millenni addietro – segni ne troviamo nell’Egitto ellenistico, ma anche molto prima – come ricerca del sé attraverso le trasformazioni dell’io, come riconosce Jung, in contatto con la materia, è diventata anche una scienza pratica dai risultati incalcolabili [...]
Tages ci narra una affascinante ipotesi a riguardo del Diluvio:
Mircea Eliade, uno dei principali studiosi di Antropologia e Storia delle religioni del secolo scorso – e che non ha certo necessità qui
di presentazioni – con le sue opere ci spiega nel dettaglio i meccanismi di nascita e funzionamento del trinomio Simbolo/Mito/Rito che è alla base dello studio e della comprensione della
Tradizione e dei suoi eterni valori.
A sua volta l’illustre studioso e Fratello ungherese Károly Kerényi, filologo classico e storico anch’egli delle religioni, ci ricorda come il mitologema sia l’elemento base di un insieme di
materiale mitologico che venga continuamente rivisto, plasmato e riorganizzato, ma che – nella sua essenza – mantenga di fatto la stessa storia, lo stesso racconto, la stessa narrazione
primordiale. Il mitologema è quindi definibile come modello archetipico che, arricchito da elementi propri di questa o quella cultura, attraverso uno o più Simboli, anche narrativi, dia origine
al Mito che successivamente si continua a riproporre e riattualizzare attraverso il Rito [...]
Maria Gabriella Ferraro collega Calabria e USA:
Filadelfia la città dell’utopia, la sua bellissima piazza, i palazzi storici con i portali originali, le corti, i ruderi di
Castelmonardo. Filadelfia tra mare e monti. Filadelfia la città dell’acqua pura, il balcone sul golfo e sulle Eolie. Filadelfia le tradizioni, i riti, la musica. Così recitava uno spot della
città per la promozione del territorio (Regione Calabria Pac 2007/2013). Perché città dell’utopia? La convergenza tra le idee illuministiche della nobiltà baronale, la democrazia partecipativa
dei cittadini e il contributo del clero locale, fu alla base del progetto Filadelfia, una città ispirata ai princìpi liberali che richiama nel nome e nel disegno la Philadelphia dello stato
americano della Pennsylvania. Il Vescovo Serrao volle chiamarla così “affinché gli abitanti si ricordassero sempre della loro origine greca e rammentassero e imitassero le virtù dei loro antenati
e soprattutto si amassero come fratelli e amici, non solo tra di loro, ma nutrissero lo stesso sentimento per tutti gli uomini”.
Personaggio di estremo interesse nella storia di Filadelfia è stato il vescovo Andrea Giovanni Serrao [...]
Luigi Pruneti e Alessandro Vismara propongono la traduzione di un rituale in latino:
Il latino è una lingua d’origine indoeuropea già in uso nelle popolazioni che abitavano il Latium vetus, una zona ristretta che
andava dai Colli Albani al Palatino. Tale idioma subì l’influsso dell’etrusco e dell’osco-umbro. Dal primo derivarono alcune parole fra le quali populus, taberna, catena,
histrio (attore), subulo (flautista), persona (maschera), satelles (guardia del corpo); dal secondo, diversi nomi di animali come bos, ursus, lupus.
Influenze ancora maggiori il latino arcaico le subì dal greco, parlato nelle colonie della Magna Grecia, dal quale desunse l’alfabeto e numerosi ètimi.
La lingua originaria di Roma si differenziava da quella successiva, più evoluta, per differenze evidenti nella fonologia, nell’ortografia, ma anche nella grammatica. Nel latino arcaico, infatti,
i casi delle declinazioni erano sette e non sei, essendoci anche il locativo che poi venne inglobato nell’ablativo. Si trattava, perciò, di una lingua diversa rispetto a quella più conosciuta,
tanto che alcuni documenti antichi, quali il Lapis niger (550 a.C.), e il Senatus consultum de Bacchanalibus (186 a.C.) [...]